Cos'è uscito questa settimana
Le nostre scelte musicali le trovi su Spotify nella nostra playlist. Si chiama Halibut, ovviamente. Ti consigliamo di aprirla prima di iniziare e di tenerla come sottofondo durante la lettura.
Inoki - MANI feat. BigMama - prod. Crookers
Te lo ricordi Inoki? Se sei stato un fan del rap italiano degli anni Novanta, ei fu Inoki Ness è stato, nel bene e nel male, uno dei suoi pilastri. Da Roma a Imperia e infine Bologna, diventa famoso quasi più per i suoi innumerevoli dissing che per la sua produzione artistica. Di nuovo in major sotto Sony/Asian Fake dal marzo 2020, è appena uscito MEDIOEGO, un disco lungo (18 tracce) con alcuni featuring discutibili, alcune barre un po’ troppo sentite (come in FUCKOFF o SCHIAVI) e delle produzioni che risolvono alcuni di questi dissing (vedi alla voce: Salmo). A noi piace molto la traccia con BigMama, produzione di Crookers, che va diretta in playlist.
Ichon - La vie
Avevamo ascoltato questo brano la scorsa settimana su Colors, ora La vie è uscita ufficialmente anche sulle piattaforme digitali. Ichon è membro del collettivo Bon Gamin (letteralmente bravo bambino) ed è originario di Montreuil, nell’est parigino. Produzioni funky-elettroniche, una leggera tendenza rap ma il cantato prevale in questo brano inedito che segue l’album uscito alla fine del 2020.
Talal Qureshi, Hasan Raheem - Paisa
Talal e Hasan sono due artisti pakistani. Il primo è nato in Arabia Saudita ed è anche un produttore, mentre Raheem è un cantautore basato a Gilgit, in Pakistan, praticamente ai piedi dell’Himalaya. Paisa (che significa denaro) inizia con una melodia suonata con lo xilofono e una voce che inizia a rappare gentilmente su un beat elettronico. Su YouTube c’è anche un bel video provvisto di sottotitoli che, in modo inaspettato, rendono il testo (un misto di inglese, urdu e pushto) perfetto per il karaoke.
Mister V - Vettel
Il secondo disco di Mister V, al secolo Yvick Letexier, è stato una bella scoperta del 2019. Famoso su YouTube per essere uno dei membri del collettivo Le Woop, ha 400 milioni di visualizzazioni sul tubo e un disco di platino per il suo primo lavoro. È appena uscita la riedizione di MVP, album fondamentalmente rap che incrocia anche molti ritmi latini, e contiene sei nuovi brani. Cresciuto in un paesino della Bretagna da padre bretone e madre camerunense, Mister V si fa conoscere perché cerca di rendere figo uno stile di vita tra i più semplici e modesti: fa regolarmente visita a sua nonna, ambienta i suoi video nella provincia francese e soprattutto è innamorato perso della sua Panda. Il titolo dell’album significa infatti Most Valuable Panda.
Bonus: Run the Jewels - ooh la la (Mexican Institute of Sound & Santa Fe Klan Remix)
Una delle migliori tracce di uno dei migliori dischi del 2020, uscito in piena pandemia, ha ora una sua versione remixata con maracas, fiati e cori in spagnolo. Il Mexican Institute of Sound è un progetto elettronico-folk creato da Camilo Lara per mischiare la musica tradizionale messicana con sonorità più contemporanee. Il suo remix di ooh la la dei Run the Jewels è una delle cose più belle che potrai ascoltare oggi.
Dariush - Foresta
Questo invece è il pezzo più strano — e breve — che ascolterai oggi. Sembra uno di quei sogni cupi e bizzarri che fai quando hai mangiato troppo. L’atmosfera è ovattata, all’inizio, ma poi la base diventa improvvisamente spigolosa. E c’è spazio per una sola strofa, che parla appunto dei sogni (forse). Foresta è incluso nell’album di Dariush uscito il 14 gennaio. Si intitola LOOK! ed è uscito per Oyez! — li stessi che hanno pubblicato Unoseisei di Ngawa e Super.
Linkini
Dopo aver supportato in questi anni la candidatura di Joe Biden e Kamala Harris alla presidenza e alla vicepresidenza degli Stati Uniti, Lady Gaga canterà l’inno nazionale americano all’inaugurazione della presidenza Biden-Harris il prossimo 20 gennaio. L’ha rivelato in esclusiva lo storico magazine statunitense Variety. Oltre a Lady Gaga alla cerimonia si esibirà anche Jennifer Lopez. Al momento questi sono gli unici due nomi confermati per il giuramento.
Se ti interessa esiste anche una playlist ufficiale realizzata per la cerimonia di inaugurazione della 46esima presidenza degli Stati Uniti. È nata da una collaborazione tra il PIC, Dj D-Nice e Raedio, l’etichetta discografica lanciata dall’attrice statunitense Issa Rae. Si chiama Raedio Presents: Biden + Harris 2021 Inauguration Playlist, raccoglie i nomi più disparati (da Bruce Springsteen a Kendrick Lamar, a SZA) e la trovi su Tidal, Apple Music e Spotify. Su Soundcloud invece c’è una versione della playlist mixata che dura un’ora e venti minuti.
E se vuoi esagerare puoi ascoltarti anche il pezzo pubblicato da Dombrance e intitolato Biden. È uscito il 30 ottobre e anticipa l’EP dell’artista che si intitolerà Make America Dance Again e dovrebbe uscire a gennaio 2021. Dal 2018 Dombrance si ispira ai personaggi della politica per intitolare i propri pezzi. Secondo l’artista la sua ultima canzone “corrisponde al clima attuale, che non è proprio di festa o di sballo.”
Qui sopra la cover del singolo di Dombrance, con Biden che fa volare cazzottoni in stile Bud Spencer e Terence Hill
Nicolas Jaar ha deciso di regalare 800 dei suoi vinili, rendendoli disponibili gratuitamente nel negozio musicale Isola a Torino. I dischi sono andati ovviamente sold-out nel giro di poche ore, ma è interessante vedere di cosa si trattasse. Musica tradizionale ucraina, registrazioni di cerimonie ebraiche e Angelo Branduardi, come racconta Vittorio Comand su Rockit.
I 20 migliori Biopic a tema musicale, secondo il Guardian. Per superare anche questa nuova fase della pandemia — zona rossa in Lombardia, do you hear me? — ti consigliamo di dare un’occhiata alla lista stilata da Peter Bradshaw. Dagli anni Settanta a oggi, questi film sono una buona occasione per scoprire una volta per tutte le storie dei protagonisti della storia musicale dell’ultimo secolo, dai Joy Division a Edith Piaf, da Elton John a Tina Turner.
Tra poco, qui sotto, ti ricorderemo il concerto-test che è stato fatto lo scorso dicembre a Barcellona e che vorrebbe provare quanto poco i concerti inciderebbero sulla diffusione della pandemia. Quella spagnola è stata una prova interessante, ma secondo Carlo Pastore e altri addetti ai lavori del settore musicale, le condizioni sperimentate nel concerto alla Sala Apolo non sarebbero economicamente sostenibili. Quanti locali potrebbero permettersi di riempire la propria sala a metà? Quanti sarebbero in grado di garantire la possibilità di svolgere test antigenici rapidi all’ingresso? Quanto costerebbe ai locali svolgere questi test nel pieno rispetto delle norme sanitarie? E siamo sicuri che la gente indosserebbe la mascherina per tutta la durata dell’evento? In tanti pensano che l’unica speranza per una ripartenza concreta della musica dal vivo sia la fine della pandemia.
Ma lo sapevi che mentre tu aspettavi con ansia il nuovo Dpcm che ti impedirà qualsiasi (quasi) svago da qua a marzo Gianna Nannini faceva incazzare a morte i sindacati di polizia? Nel video animato di L’aria sta finendo — pubblicato lo scorso dicembre — compaiono infatti degli agenti di polizia con la testa di maiale. Ma a quanto pare la polizia se n’è accorta solo adesso.
You Might Have Missed
Lo scorso 12 dicembre a Barcellona è stato fatto un concerto di prova per stabilire se eventi di questo tipo possano facilitare la diffusione della pandemia. Al concerto, che si è tenuto alla Sala Apolo, hanno partecipato 463 persone — a fronte di una capienza del locale di 1000 persone — che hanno effettuato un test antigenico rapido all’ingresso, hanno indossato la mascherina per tutta la durata dell’evento ma che non hanno dovuto rispettare alcuna regola di distanziamento. Sulla base di questo concerto-test la Fight AIDS and Infection Diseases Foundation in collaborazione con il Primavera Sound music festival ha realizzato uno studio scientifico. Il dato più rilevante che è emerso dallo studio è che nessuna delle persone che hanno partecipato al live è stato contagiato dal Sars-CoV-2.
In Uganda la comunità rurale di Bulambuli, situata nella zona orientale del paese, sta facendo un crowdfunding per sostenersi e Money Makes Money è il pezzo che sta trainando la campagna di raccolta fondi.
Se vuoi approfondire, qualche giorno fa Daniele Ferriero su Vice ha allargato il discorso parlando della scena hip hop ugandese e della sua evoluzione dagli anni Ottanta a oggi. Byg Ben Sukuya, rapper Ugandese, gli ha spiegato:
“L'hip hop sta evolvendosi in Uganda sin dai tardi anni Ottanta, e non ha ancora smesso. È la nostra cultura a definirne l'originalità. Io sono di Mbale, nell'est del Paese, dove parliamo un linguaggio Buntu chiamato Lumasaba. Quindi uso la mia lingua, mischiata all'inglese, per creare uno stile unico con cui solo io posso lavorare tranquillamente e che definisce la mia eredità africana… La musica in generale è stata determinante per la nostra cultura e società. Abbiamo generi e stili locali come il kidandali per le comunità del posto, oltre a un hip hop afrocentrico più mainstream. Ma la vicinanza tra queste due tipologie ci permette di portare tutto verso il livello successivo.”
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