Cos'è uscito questa settimana
Le nostre scelte musicali le trovi su Spotify nella nostra playlist. Si chiama Halibut, ovviamente. Ti consigliamo di aprirla prima di iniziare e di tenerla come sottofondo durante la lettura.
L'Or du Commun, Lous and the Yakuza - Sable
Il bel rap melodico del trio belga L’Or du Commun si unisce alla voce soul di Lous per il nuovo singolo Sable, da scoprire se ti è piaciuta Dilemme e non ti piace il rap ma se è cantato va bene.
TY1, Samurai Jay & Jake La Furia - NOVANTA
Dopo 2 anni di lavoro è uscito DJUNGLE, il nuovo album di TY1. Ogni brano è prodotto da lui e cantato da varie personalità del mondo del rap italiano (e non solo), con suoni che vanno dal reggaeton latino di NADA e PUSSY ad atmosfere più cupe come VIA DA QUI o DJUNGLE (che inizia con “Keep It Terron’, Ty!”). Il pezzo in playlist è il giusto equilibrio tra passato e presente, con la vecchia e la nuova scuola “in giro coi pezzi da Nova’.” Ma se vuoi approfondire qui trovi una bella intervista a TY1 curata da TRX Radio.
Flight Facilities, Channel Tres - Lights Up
Un'ambientazione da club sudato con la musica al massimo, e la voce morbida di Channel Tres che accompagna i caldi bassi elettronici del duo australiano Flight Facilities.
Tony Allen, Tsunami - Très magnifique
È uscito ieri il disco postumo del grande batterista Tony Allen, scomparso a Parigi nell’Aprile 2020, intitolato There Is No End. I featuring sono tutti molto interessanti, da Skepta alla (bravissima) Sampa The Great, da Danny Brown a Lava la Rue, il progetto era stato immaginato dallo stesso Allen un anno prima della sua morte, come una creazione che unisse il rap e l’afro beat. Il brano in playlist è in collaborazione con il semi-sconosciuto rapper newyorkese Tsunami.
Polo & Pan - Ani Kuni - Edit
Il duo francese Polo & Pan riprende una ninna-nanna tradizionale della tribù dei nativi-americani Arapaho intitolata Ani Couni Chaouani, ci aggiunge una nuova base elettronica e ne propone due versioni. Quella più corta entra in playlist oggi.
Linkini
Il New York Times ti propone alcuni audio per “farti innamorare della musica corale,” ovvero di quelle creazioni dove gli unici strumenti sono molteplici voci umane di diverse tonalità. Perché te lo mettiamo in newsletter, ti chiederai? Semplicemente perché il primo è il Coro Femminile Nazionale della Radio e Televisione Bulgara. “Più umano, più vero.”
Il nuovo album di Caparezza si intitola Exuvia ed è uscito ieri. Su Rolling Stone trovi un’intervista lunghissima a cura di Damir Ivic, dove si capisce un po’ cosa sia successo negli ultimi anni al cantante pugliese, come sia nato il nuovo disco e quanto l’artista sia intelligente nel definire come debba essere costruita una canzone rap:
“Il contenuto può essere anche una gabbia, un limite. Chi fa rap solo di contenuto spesso è deficitario sul flow, non può esprimersi liberamente né come metrica né come rime perché deve dare un senso compiuto a quello che dice, e nel farlo rischia di perdere un sacco di occasioni [...] Quindi davvero, non è questione di ‘manca il contenuto’: se ne può anche fare a meno.”
Secondo Rivista Studio il genere musicale del 2021 è l’hyperpop, “musichette fastidiose, disturbate e disturbanti, che sembrano provenire da un videogioco rotto, impazzito e drogato o da una sequela di video musicali di TikTok pieni di glitch.” Se non hai tempo per approfondire e cercare dei pezzi puoi affidarti alla playlist Spotify curata dai Cactus?, trio nato nelle pianure industriali del nord Italia fuori con un nuovo singolo intitolato Track 1.
Preparati, perché in qualche modo finirai per inciampare nel nuovo album di DJ Khaled e nei suoi another one e we the best music ripetuti a raffica nei pezzi. Si intitola KHALED KHALED — non impazzirai a cercarlo — ed è un altro pasticcio di collaborazioni attraverso il quale non si intravede una logica se non quella di sparare il disco in cima alle classifiche e mettere un pezzetto di album in tasca a chiunque — ti piace Justin Bieber? C’è un pezzo con Justin Bieber. Preferisci la trap? Ci sono Lil Baby, Lil Durk, Migos. Sei rimasto alla vecchia scuola? Allora ascolterai Jay-Z e NAS. Ti piace il reggae? Ci sono Buju Banton e Capleton. Di questa volontà di Khaled di usare il proprio nome come un cartellone pubblicitario mettendo in secondo piano tutto il resto parla Sheldon Pearce sul New Yorker:
“La musica non ha successo se è buona. È un successo se rafforza il mito auto-perpetuante di Khaled produttore di successi di serie A.”
Si parla maluccio di KHALED KHALED anche su Pitchfork. Alphonse Pierre ha fatto una lista dei “worst venture capitalist moments” dell’album. Tra gli altri c’è l’amore di Meek Mill per gli amici miliardari — chi non ne ha tra i propri almeno uno?
Stai pensando di abbandonare Spotify per spostarti su Apple Music (o viceversa) ma non vuoi perdere le tue playlist? James Pero su Input Magazine ti spiega come fare in pochi, semplici, passaggi.
Giovanni Ansaldo ha ascoltato in anteprima il nuovo disco di Iosonouncane, Ira (esce a sei anni dall’ultimo album dell’artista), e lo racconta su Internazionale:
“Dopo tutti questi anni si poteva pensare a una svolta, a un nuovo suono, e invece a tratti siamo in territori abbastanza familiari. Se il disco del 2015, pur nella sua malinconia di fondo, era solare a abbagliante, Ira è il suo gemello più cupo e rarefatto. Lo si capisce dai suoni metallici di Ashes (ceneri, in inglese), il secondo brano in scaletta, che comincia con un cantato alla Thom Yorke (il cantante dei Radiohead è un’influenza costante, soprattutto il suo modo di usare la voce come uno strumento tra gli strumenti) e poi si apre su una sezione ritmica granitica, tra stoner e krautrock. Dal terzo brano, Foule (folla, in francese), emerge la novità più interessante dal punto di vista sonoro: l’influenza della musica nordafricana, presente anche in altri pezzi del disco come la splendida Hajar (pietra, in arabo), imperiosa come un canto di guerra berbero.”
Videini
Tedua è tornato con “un mash-up di strofe, troppo forti per restare nel computer e troppo freestyle per finire nell’album,” come dice lui stesso su Instagram. Sono 7 canzoni in 9 minuti dove si alternano scenografie digitali che immergono il rapper genovese in un’apocalisse, palazzi parigini o sui tetti di una metropoli. Don’t Panic #ItalDrill anticipa il prossimo atteso album intitolato, sembra, La Divina Commedia.
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Alla prossima!